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Ultima passeggiata Kalaritana a Tuvixeddu e Tuvumannu

Giovedi 09/11 alle ore 15 presso i cancelli di ingresso del Parco Archeologico di Tuvixeddu partirà l’ ultimo evento programmato per questo ciclo di visite nella Citta di Cagliari.

Di Tuvixeddu si è detto e scritto di tutto e di più, ma pochi però hanno realmente
capito la reale importanza di questo sito.
Trattasi di un’area di circa 50 ettari ricadente nell’area di Tuvixeddu e Tuvumannu,
che insiste fra via Falzarego, prosegue verso via Vittorio Veneto e viale Merello per
collegarsi a via Is Maglias, fino a lambire piazza della Medaglia Miracolosa e scemare
sulle pendici del colle che giungono quasi fino a viale Sant’Avendrace.
Peraltro, questo declivio collinare è stato alterato dall’uomo che negli ultimi due
secoli ha realizzato una schiera di ville e palazzi, costruiti anche in tempi recenti,
salvando solo alcuni siti archeologici come la tomba della vipera, la tomba di Rubellio
e la tomba chiamata delle spighe e dei pesci, inglobati dentro edifici vari e condomini
privati.
Tutta l‘area è stata particolarmente colpita nei secoli da varie azioni poste in
essere dall’uomo. Azioni di vera e propria devastazione, sviluppate soprattutto fra la
metà dell’Ottocento fino agli anni ‘90: dalle costruzioni di strade e produzione di calce
e cemento prodotta dalla frantumazione della roccia calcarea, all’estrazione di
blocchi di roccia ottenuti dalle latomie aperte in varie parti del colle e utilizzati come
materiale per la costruzione di edifici di varia natura; dallo scavo abusivo dei
tombaroli alla cementificazione avvenuta con la costruzione di vari edifici fra cui pure
strutture dedicate paradossalmente alla cultura, come scuole e asili e luoghi di culto.
Per non parlare poi della “ciliegina sulla torta” ovvero la cementeria della Italcementi
di Bergamo e della Calcidrata. Entrambe queste società sono quelle che hanno recato
i maggiori danni non solo perché hanno fatto sparire una grande parte del compendio
collinare ma anche perché hanno sventrato buona parte del sottosuolo dell’intera
area.
Fra l’altro, queste suggestive gallerie potrebbero essere degnamente valorizzate
per renderle fruibili al pubblico locale e ai turisti che vanno alla ricerca proprio di
queste particolarità.
Tuvixeddu
Pensate che entrambe le scuole di
via Falzarego (sia la più vecchia, la “De
Amicis” che la più recente, “Spano”,
sono state costruite sopra dei siti
archeologici, per non dimenticare
anche l’istituto “Meucci”,
paradossalmente realizzato in
prossimità di via dei Punici! Sotto altro
aspetto, sarebbe anche il caso di
qualificare il rione di Sant’Avendrace,
“Centro storico di Cagliari”, questo perché il primo insediamento urbano della nostra
bella città è stato realizzato proprio sulle rive della laguna di Santa Gilla, nell’area
dove oggi sorge un centro commerciale e viale Trieste e viale San Paolo. Fra l’altro,
proprio in questa area, circa due millenni dopo, venne costruita la capitale del
Giudicato di Cagliari ovvero Santa Igia, che allora era una città lagunare.
Infatti, la Laguna, un tempo peraltro navigabile, ha permesso di sviluppare una
economia fortemente legata alla pesca e al commercio marittimo.
Pensate che un tempo, quando il perimetro della laguna era molto diverso da
quello attuale, circa due millenni fa, insistevano in un’area che oggi è ricoperta
dall’acqua, degli empori e opifici per la produzione e vendita di manufatti ceramici,
ma non solo. Tale affermazione è avvalorata dalle scoperte archeologiche realizzate
dalla Soprintendenza a fine ‘800 e negli anni ‘70. Molti di questi reperti oggi sono
esposti al Museo archeologico di Cagliari in una apposita teca.
Peraltro Tuvixeddu ha anche una
notevole importanza anche dal punto
di vista naturalistico e antropologico.
Sotto il primo aspetto, quello
naturalistico, possiamo leggere la
storia dei luoghi attraverso la
composizione geologica delle rocce
calcaree che caratterizzano l’intera
area, rocce formatesi nel periodo
miocenico attraverso un fenomeno di
Inoltre, sul colle la natura sta cercando di riprendersi i suoi spazi, soprattutto nelle
aree in cui l’uomo, da quasi mezzo secolo, ha smesso di svolgere la sua nefasta
azione. Citiamo, a questo proposito, l’area di vico IV Sant’Avendrace, l’area del villino
Mulas Mameli (oggi in totale abbandono e degrado), l’area del così detto Canyon, dove
il Gheppio nidifica, il Colubro se la spassa, l’Argiope chiamato anche Ragno vespa
sviluppa le sue grandi ragnatele, la cui femmina può raggiungere la grandezza di 15
centimetri. Questo ragno vive sulla sommità del colle senza problemi di sorta. Anche
la flora si sta riprendendo i suoi spazi e fra questi la Pistacia Lentiscus, (Lentischio),
dalle cui drupe si ottiene un versatile olio, dotato di eccellenti proprietà, la Ruchetta
selvatica (Eruca sativa), particolarmente gustosa e saporita, le piante di Asparagi
(Asparagus officinalis), di Capperi (Capparis spinosa), di Assenzio (Artemisia
absinthium) e alcuni alberi, fra cui il Pino e il Cipresso e tante altre specie.
Da un punto di vista antropologico, la storia del colle la si conosce anche
attraverso le narrazioni delle persone che nei secoli hanno vissuto in questi luoghi
utilizzando le caratteristiche e le risorse che il territorio offriva loro. A questo
proposito, vi sono tante leggende e racconti che presentano un pezzo della nostra
storia, tramandata oralmente dagli anziani, per la verità poco conosciuta, che
abbiamo avuto la fortuna di incontrare e che ci hanno parlato dei tempi passati, delle
loro abitazioni ricavate nelle cavità e tombe che il territorio aveva, utilizzate
inizialmente solo per trovare riparo dalle bombe della II guerra mondiale, per poi
divenire, per diversi decenni, residenze abituali. Una curiosità: a qualcuno di questi
signori è stata data anche la residenza e alcuni di loro ancora la possiedono in loco.
Grazie a queste testimonianze cerchiamo di ricostruire un tempo passato che è
nostro dovere non dimenticare e trasmettere alle future generazioni.
Le nostre passeggiate kalaritane hanno proprio questo scopo.
cristallizzazione dei fondali marini, formati in un lungo lasso temporale, compreso fra
i 20 milioni e i 5,3 milioni di anni fa, quando il mare ricopriva le nostre teste.
Proposte:
1) Dare una brand a tutto il compendio e soprattutto dare un’identità al Parco,
accentuando la sua importanza storico/archeologica e ambientale/identitaria e
magari organizzare una campagna di sensibilizzazione per favorire un possibile (e
DOVEROSO) riconoscimento UNESCO.
2) Allestire dei percorsi con adeguata segnaletica e cartellonistica plurilingue (con
disegni e foto a colori).
3) Aprire un nuovo accesso da via Is Maglias, anche per permettere ai pullman di
portare sul posto dei visitatori, poiché è impossibile da via Falzarego.
4) Allestire un Centro visite per l’accoglienza e la somministrazione di bevande e snack
nonché acquisto di souvenir e pubblicazioni, con una sala per eventi, utilizzando la
struttura dismessa posta nel lato di via Is Maglias che a tutt’oggi è inspiegabilmente
inutilizzata.
5) Bonificare il colle lato del villino Mulas Mameli, recuperare la struttura e rendere
fruibile tutta l’area del c.d. Canyon, attrezzandola con altri pannelli che illustrino le
specificità presenti di flora e fauna.
6) Rendere fruibile la galleria di Sant’Arennera e quella presente nel Canyon.
7) Ricostruire un ambiente funerario ovvero allestire una tomba con il corredo
tradizionale che i punici usavano in queste circostanze.
8) Bonificare e rendere fruibile l’area della Italcementi posta sulla sinistra in basso, a
lato per chi entra nel parco da via Falzarego, che un tempo era il cuore della fabbrica e
che oggi è una discarica e regno degli sbandati.
9) Organizzare degli eventi periodici (di vario genere e tipologia) per favorire l’accesso
e la conoscenza di questo importante sito che non è adeguatamente valorizzato e
promosso, iniziando dai residenti.
10) Preoccuparsi di formare dei validi operatori che potrebbero essere destinati a:
– Accoglienza, informazioni, traduzioni e interpretariato, accompagnamento e guida;
– Animazione, riprese video e fotografiche, comunicazione e media, pubbliche
relazioni, vendita di prodotti e somministrazione di bevande, sicurezza e guardiania.
11) Ultimo, ma non ultimo, posizionare in città dei cartelli segnaletici e informativi
plurilingue per facilitare l’accesso al sito, soprattutto nel quartiere. Dal porto a via
Roma, dal Largo Carlo Felice a viale Trieste e viale Sant’Avendrace, da via Po a via Is
Mirrionis e in via Is Maglias. Stazioni comprese (ferroviaria, marittima e aeroportuale).
Cosa fare per valorizzare Tuvixeddu?
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