La magistratura ha, finalmente, deciso di intervenire sulla vicenda di Tuvixeddu.
Personalmente ne sono lieto, anche se non grido dalla gioia.
Questo perchè in “condizioni di assoluta normalità”, in una società veramente civile e responsabile, come diciamo di essere, non si avrebbe necessità di ricorrere alla magistratura per la salvaguardia del nostro ambiente, sia esso umano o naturale.
Perchè in una società più giusta, non si dovrebbe sacrificare la qualità della vita di tutti i cittadini per la conservazione di posti di lavoro che, per quanto importanti siano, non potranno mai giustificare il sacrificio e il danno, ben maggiore, che la prosecuzioni di “discutibili” lavori edili arrecano alla nostra identità.
Comprendo benissimo che questa posizione potrà creare delle incomprensioni e forti critiche, ma credo che tutti possiate convenire che la nostra colletttività non avrà un gran bel futuro se non saranno poste in essere nel breve periodo delle chiare priorità.
Fra queste c’è la qualità della nostra esistenza e di quella che vorremo dare a chi verrà dopo di noi.
Mi ricordo una frase molto significativa al riguardo, diceva più o meno queste parole:
Che diritto abbiamo di lasciare ai nostri figli un ambiente più degradato rispetto a quello che abbimo ricevuto dai nostri padri?
I danni che dal dopoguerra abbiamo arrecato al nostro capoluogo, già” Città del Sole”, sono stati gravissimi e non mi sembra utile citarli, visto che sono sotto gli occhi di tutti e anche nella indifferenza di molti.
Mi sembra però importante registrare che, forse per la prima volta, anche grazie alla manifestazione realizzata dal Comitato “Tuvixeddu Wive” di domenica 14 gennaio, la cittadinanza ha mostrato di volere capire e dire la propria opinione su Tuvixeddu, punto di vista basato soprattutto sulla riscoperta di una identità collettiva che va oltre i partiti e gli schieramenti e che trova alimento e sostegno nel buon senso e nella consapevolezza sempre più diffusa e partecipata dei cittadini.
Questo è un vero esempio di democrazia partecipata che dovrà sempre più essere praticata e diffusa, ma soprattutto considerata, dalla nostra classe dirigente.
Ora sarebbe doveroso che la “parti belligeranti” ci ascoltassero e prendessero “buona nota” delle nostre argomentazioni.
Il dissenso e lo sconcerto che questa vicenda ha provocato non appartiene a questo o a quello scieramento, ma solo alla collettività vera portatrice di interessi pubblici e diffusi. Vale la pena di ricordare che gli accordi di programma sono stai presi solo da rappresentanti di partiti e di societè di costruzione, con il discutibile avvallo di enti ministeriali, senza che la maggiornaza “silenziosa” dei cittadini potesse essere sentita o ascoltata.
Da decenni, infatti, andiamo sostenendo con tutti i mezzi disponibili, le stesse cose e criticando le scelte “amministrative”.
Tale situazione è stata determinata anche dalla compiacenza di motli organi della locale informazione che, negli anni, “tacendo” o “filtrando” le notizie hanno contribuito a creare l’attuale “status quo” dove, in qualche modo, si tende a continuare ad esasperare il “muro contro muro” per far vincere ancora una volta il nostro grande male, “l’indifferenza”.
Nessuno vuole mandare a casa i lavoratoti delle imprese coinvolte nel progetto. Si tratta solo di vedere, allo stato delle cose, quale possa essere la soluzione che arrechi il minor danno possibile salvaguardando, da un lato i diritti acquisiti e dall’altra, il supremo benessere collettivo.
Tutto qui!
Nella foto allegata: la massiccia partecipazione di cittadini che ha pacificamente invaso via Falzarego nel corso della manifestazione “Tuvixeddu Wive” del 14/01/07