Fiumesanto: I sardi sono colonizzati anche nella protesta!

La recente vicenda di Fiumesanto apre delle inquietanti prospettive sul futuro della nostra terra.

Quanto accade dimostra che i sardi assumono una rilevanza sempre più marginale nelle vicende quotidiane fino a diventare delle semplici comparse, proprio come accade nella telenovela che le multinazionali dell’energia e dell’ambientalismo stanno portando avanti nella nostra isola senza esclusione di colpi.

 

Da una Parte c’è il gigante E.ON con più di 30 milioni di clienti, 68,7 miliardi di fatturato nel 2007, una presenza in oltre 30 paesi e circa 95.500 dipendenti, E.ON è il più grande gruppo energetico a capitale completamente privato al mondo. Il gruppo, che ha il suo quartier generale a Düsseldorf, in Germania, copre l’intera catena di valore del mercato energetico: dalla produzione alla distribuzione fino alla vendita di gas e di elettricità. Dall’Altra parte la multinazionale della protesta organizzata, ovvero "Greenpeace", che è un’organizzazione globale che sviluppa campagne e agisce per proteggere l’ambiente e promuovere la pace, con strategie di grande impatto mediatico e di determinazione operativa.

Oggi il teatro di guerra è Fiumesanto, così come ieri è stato Ottana, Assemini, Sarroch, Portoscuso o il palazzo della Regione di Viale Trento.

In altre parole il colonialismo continua anche se muta la forma. Mentre prima i colonizzatori agivano nel pieno regime di monopolio della forza (politico/economica) ora, con "Bon Ton" si dividono la posta per settori e ambiti operativi.

Con questo non voglio dire che ci stiamo abituando al gioco delle parti, però poco ci manca…

Da un lato appare la multinazionale degli investimenti per l’energia; dall’altra la multinazionale dell’ambiente e della pace.

Ma, senza entre nel merito di chi sono i buoni e chi i cattivi, del resto sarebbe fin troppo scontato individuarli, mi domando: Ma i sardi che ci stanno a fare?

Infatti, se è senz’altro positiva la richiesta di Greenpeace per una progressiva riduzione dell’ultilizzo del Carbone, appare autoritaria la volontà di imporre alla Sardegna 1759 mW di eolico, senza considerare minimamente le specificità del nostro territorio e del suo particolare paesaggio.

Insomma Greenpeace ha deciso per noi: pale eoliche a pioggia!

Per quanto esposto, nonostante tutto,  sono portato a ritenere che il triste destino della nostra isola continui.

Infatti oggi siamo colonia due volte: "Negli investimenti e nelle proteste".

E poi, a ben guardare, l’eolico prodotto in Sardegna, non appartiene neppure ai sardi.

 

 

Roberto Copparoni

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