Ferragosto: escursione alla Sella del diavolo. Ore 18,00 Piazza Calamosca

Questo luogo è ricco di fascino, dove mistero e leggenda si intrecciano in un soave connubio della natura. La flora e la fauna, paradossalmente protetta dai vincoli militari, ha permesso a questo parco naturale di circa 3 kilometri quadrati di preservarsi, quasi intatto.
La leggenda racconta che un giorno i demoni, attratti dal fascino e dalla bellezza del golfo di Cagliari, se ne impossessarono e Dio inviò i suoi angeli prediletti guidati dall’arcangelo Michele per combattere Lucifero e i suoi seguaci, durante il combattimento Lucifero perse la sua sella che cadde sul promontorio e si pietrificò, da qui il nome “sella del diavolo” e ”golfo degli angeli”.
Il territorio è stato abitato dall’uomo fin dal neolitico (6.000/2.700 a.C.) come documentano le tracce rinvenute all’interno delle grotte presenti un po’ in tutto il colle e abitate dall’uomo.
Nel punto più elevato del promontorio (m 135 slm) esisteva un tempio punico dedicato alla dea fenicia Astarte, Afrodite per i greci, Venere per i romani, di cui ora rimangono sole delle tracce che sono oggetto di uno scavo archeologico affidato alla Dottoressa Donatella Salvi e finanziato dal Comune di Cagliari. Lo storico Erodoto ci ha tramandato il mito di Astante. Egli però aveva in mente il tempio di Babilonia, dove accanto al luogo sacro vi erano delle lupanare con le prositute che si offrivano ai pellegrini. Erodoto ci racconta che le ragazze dovevano restare nel tempio fino a quando non avessero avuto un rapporto. Il denaro veniva versato alle casse dello Stato e la giovane poteva rientrare a casa, Verso est è visibile invece una cisterna romana, con la tipica forma a sezione tronco-conica con un diametro di circa 5 mt, l’imboccatura è protetta da una grata metallica e a fianco ad essa è visibile il sistema di vasche e canalette costruito sulla roccia in maniera da far confluire l’acqua piovana. Poco più in la dalla cisterna romana, verso il mare in direzione ovest, è presente un altra cisterna punica, di 25 metri di lunghezza e oltre 5 di profondità.
Nei dintorni è visibile anche la torre di S.Elia, la torre del Poetto (raggiungibile tramite una ripida discesa fra le roccie), il fortino della seconda guerra mondiale e i resti del monastero di S. Elia abitato dai monaci vittorini nell’XI secolo. Pare che già dal periodo pisano fosse presente nei dintorni una torre chiamata “della lanterna” e successivamente denominata torre del pouhet, ovvero del pozzetto, da cui prese poi il nome l’intera zona: il poetto.

Questa località è molto importante per la storia di Cagliari, infatti grazie ad una epigrafe fenicia rinvenuta dall’archeologo Nissardi nel 1870, fra i ruderi dell’antiche chiesetta dedicata ad Elia. Dallo studio della iscrizione risulta che in questo luogo vi era un altare dedicato alla dea Astante, definita con le lettere RK. Come noto l’alfabeto fenicio non possiede vocali e parte degli studiosi sono concordi nel ritenere che il nome RK si riferisse a Erice, località della Sicili in provincia di Trapani, dove in epoca fenicia sorgeva un importante tempio dedicato a questa divinità, citato dalle antiche fonti. Invece secondo altri studiosi la parola RK dovrebbe riferirsi al termine “madre”, protettrice dei naviganti, un po’ come per noi è la Madonna di Bonaria. Quindi il luogo sacro di cui parliamo potrebbe essere stato dedicato ad Astarte madre e non ad Astante ericina.
In ogni caso sempre di luogo sacro si tratta. Ma ritornando al nome della città di Cagliari, togliendo le vocali dal nome di Karali, Karalis, Carales, troviamo le lettere KR che sono le stesse dell’epigrafe rinvenuta sul colle di cui prima si parlava. In particolare l’archeologo Stigliz afferma che la parola KR in lingua fenicia significa roccia, mentre AL significa qualcosa di collettivo, come gruppo, mucchio. Quindi Krly vorrebbe significare un mucchio di roccia, cioè proprio il promontorio della Sella del diavolo.

Scheda tecnica curata dal Prof. Roberto Copparoni

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