Martedi 30 dicembre 2014, alle ore 10:30, di fronte all’ex carcere di Buoncammino si svolgerà la conferenza stampa dal titolo: “Buoncammino, la frontiera della libertà diventa una Casa della Cultura Sociale“.
Un colle.
Un antico colle da cui guardare lontano.
Verso il mare. Nello spazio sconfinato che conduce lo sguardo oltre la linea costiera di un golfo tratteggiato da strade e una città portuale.
E’ il colle del Cammino.
Del Carcere di Buon Cammino.
Presidio di una fortezza dove per anni hanno abitato le libertà di uomini e donne che il loro cammino lo hanno interrotto, perché spezzati dall’odio, o dal buio del male. Storie di vita lontane dalla grande storia. Rinchiuse in un tempo dove la libertà diventa, d’un colpo, un sogno senza risveglio. E la condanna, spesso, è il solo verbo che si riesce a pronunciare.
Da questa fortezza, quel blu lucente del mare, assume i colori di un’estate che forse non tornerà mai più. E oltre quelle sbarre di ferro tutto appare interrotto, fermo, come nell’ultimo istante in cui si era cittadini di un’esistenza giusta, libera, priva di alcun verdetto.
Perché dal carcere al mondo reale la distanza che passa è quella di chi guarda le stelle nelle chiare notti agostane, e immagina osservandole, quale vita possa esservi in quei minuscoli punti argentati, quali sentimenti, quali realtà.
Il carcere trasforma ogni pensiero in un’indagine che non ha fine.
Scava nei rancori, nelle periferie della memoria, nei tanti perché della ragione.
Ogni cosa, qui, ha un nome e un significato diverso.
I corridoi risuonano di voci che parlano senza un viso, di corpi che respirano senza aria, di silenzi che consumano la speranza.
Oggi, di questa moltitudine umana di attese e pentimenti, non resta più nulla.
Il popolo dei detenuti non c’è più. Trasferito in una nuova casa, non lontano da qui.
E con esso, sono migrate storie, ansie, fughe immaginarie.
Ora non restano che pareti di basalto consumate dalla prigionia.
Celle incrostate di umido e ruggine. L’odore della repressione.
Un alveare di reclusione abbandonato a sé stesso.
Libero, immobile, impotente.
A vederlo da fuori ci si chiede quali residenze possano reinventare questo immenso spazio.
E quale possibilità possa ridare un futuro a questa antica dimora.
Sono in tanti a parlarne.
In tanti che provano a dare una risposta.
Ma in mezzo a questa pluralità di proposte c’è forse una nuova via per dare vita a Buoncammino. Una via che riscatti la libertà di chi non c’è più. Una via che percorra i passi della socialità, della coesione, della cooperazione.
E allora, diventa lecito immaginare che a questo antico spazio si possa affidare il ruolo di una nuova Casa della Cultura Sociale di Cagliari per la Sardegna.
Una missione che apra le porte del vecchio carcere verso frontiere di partecipazione, di scambio interculturale, di nuove relazioni umane fondate sull’impegno e sulla convivenza civica.
Una Casa che sia scuola, biblioteca, centro sociale, spazio per associazioni, luogo di aggregazione, un unico polo di cittadinanza attiva, dove tutte queste esperienze possano convergere, dialogare, contaminarsi.
Uno spazio in cui ognuna delle le forze interculturali presenti sul territorio si uniscano e si incontrino, intrecciandosi creativamente ed empaticamente.
Buoncammino inteso dunque come un Cammino Buono.
Un cammino di relazioni e di legami socio-culturali, fra persone che custodiscano valori di giustizia sociale, diritti, e libertà.
Un centro che abbia la funzione non soltanto di esibire l’intercultura, ma di produrla.
Dove l’agire della società trovi visibilità e rappresentanza, costruendo e progettando politiche di accoglienza e di integrazione.
E, soprattutto, offrendo al largo mondo dell’associazionismo la possibilità di trovare spazi adatti e gratuiti per la propria attività.
La immaginiamo così la Casa della Cultura Sociale: da realizzarsi in un edificio pubblico, facilmente accessibile a tutti, con mezzi pubblici e privati.
Un edificio all’interno del quale possano trovare spazio adeguato le espressioni più innovative e più importanti di questi anni.
Una biblioteca multietnica e multilingue, la sede di una redazione sociale.
Una grande sala multifunzionale per proiezioni di film e documentari, spettacoli di danza e teatro, feste, reading, incontri, convegni e conferenze.
Ma anche uno spazio per mostre e allestimenti audiovisivi. Così come spazi differenziati per seminari, laboratori rivolti ad adulti e ragazzi.
E ancora: sala prove musicali e di danza, stanze per corsi di lingua, di informatica e arti varie.
Un Centro che sia un luogo di apprendimento permanente di conoscenza e di approfondimento, di informazione e di orientamento, di scambio intergenerazionale, di formazione e divulgazione interculturale, di elaborazione e progettazione con le Università. Detto altrimenti: il moltiplicatore delle più importanti produzioni sociali ed interculturali della città.
Forse, per molti, tutto questo ha a che fare solo col sogno. Un’affascinante narrazione di una città che vorremo. Noi, invece, pensiamo che ci sia qualcosa di più che un solo un sogno.
Qualcosa che ha a fare con la volontà di realizzarlo, di liberarlo, di dargli forma insieme, come collettività sociale.
Riscattando così quella libertà imprigionata che un tempo abitava tra le mura di questo carcere dimenticato, in una libertà vera e realizzata.
Per un nuovo Cammino.
Per un Buoncammino.