Nel mese di marzo 2006 tutte le domeniche, alcune centinaia di persone si sono ritrovate a Cagliari in Viale Sant?Avendrace per ?ricordare? che qualche Amministrazione pubblica, sia essa locale o espressione del Governo centrale, ha il dovere morale e giuridico di vigilare per salvaguardare i beni storico archeologici del nostro territorio. Infatti in questa area sono visibili alcune decine di tombe puniche e romane importantissime testimonianza archeologica della città di Cagliari. Non vorremmo che altri palazzi cancellassero ogni traccia del sito archeologico.
Perchè nella città di Cagliari nessuno interviene per fermare gli scempi che quotidianamente vengono realizzati sotto gli occhi di tutti, nonostante pervengano alla competenti Autorità numerose e circostanziate segnalazioni e denuncie al riguardo? Perché nessun cartello informa la cittadinanza sulla tipologia e destinazione dei lavori, le date di inizio e di fine lavori, il nome dei responsabili di cantiere e della sicurezza.
Perchè i lavori di costruzione vengono sospesi solo di rado e le competenti Amministrazioni non esercitano quanto la legge attribuisce loro in tema di espropri e confische sulle aree di interesse storico-archeologico?
Dove è finito il ?supremo interesse? della conoscenza, conservazione, fruizione e valorizzazione del nostro passato e delle relative testimonianze?
Come è possibile che una area archeologica come Tuvixeddu, che fra l?altro proprio per l?importanza che riveste potrebbe essere dichiarata monumento UNESCO, da cinque anni è di fatto ?blindata? per favorire degli interminabili lavori che, paradossalmente, dovrebbero servire proprio per rendere finalmente visitabile l?area e che di fatto ne impediscono la totale fruizione?
Dieci anni fa? qualche amministratore disse pubblicamente: ?Mai più una goccia di cemento a Tuvixeddu?.
Sotto certi aspetti aveva anche ragione!
Infatti non si è trattato di sole gocce di cemento ma di centinaia di metri cubi di solide costruzioni, avvenieristici tunnel, titanici sbancamenti, ricche e profonde colate di cemento armato che sventrano in profondità tutte le testimonianze archeologiche che da Via Po, passano in Via San Simone, da Via Brenta a Viale Trieste, da Via Is maglias a Via Codroipo, da Viale Trento a Via Bainsizza.
Tutto questo è una offesa ai valori nei quali crediamo oltre che rappresentare un irreparabile danno perché cancella la nostra memoria e intacca sensibilmente la nostra identità.
Questa, non è la Cagliari che vogliamo!
I partecipanti hanno, con questo gesto, voluto ribadire in modo civile, un appello affinché le competenti Istituzioni possano, finalmente, fare le opportune valutazioni, rammentando che:
?La conoscenza è frutto del passato. E? la memoria del mondo ed essa diviene intelligibile soltanto per chi conosce questo passato? *
Anche noi vogliamo avere un passato da offrire a coloro che verranno e di cui essere orgogliosi e non vogliamo esserne privati in ragione di un ?irragionevole sviluppo? che non considera tutto questo come ?bene supremo?, che accompagna la vera crescita e il benessere consapevole, partecipato e diffuso dei cittadini e contraddistingue la ?qualità della nostra esistenza?.
*Le Clément de Saint-Marc « De Eucharistie Geschiekiekundinge »