Spesso siamo presi dalle vicende legate al G8 al G20, al crollo della borsa o al valore dei titoli di Stato.
Ma la semplice osservazione del mutato potere di acquisto della moneta è il segnale meglio comprensibile da tutti, soprattutto quando esso si riduce e in modo sensibile, proprio come accade in questi ultimi anni.
Ma c’è un però!
Infatti c’è dell’altro e fors’anche più importante nonostante sia forse meno contingente.
Penso alle vicende legate al surriscaldamento dell’atmosfera, al conseguente scioglimento dei ghiacci e al relativo innalzamento dell’acqua del mare. Se i poli di sciolgono la massa di acqua che si immetterebbe nel mare aumenterebbe di circa un ventesimo del suo attuale volume complessivo.
Per essere chiari il mare aumeterebbe di livello di circa 70 metri.
Se tutti vivessimo sul Gennargentu, egoisticamente forse poco ci importerebbe, ma sapendo che nell’arco di circa 50 anni potrebbe iniziare a rendersi visibile un lento ma progressivo innalzamento del livello del mare fino a circa 70 metri cosa accadrebbe?
Semplice…, estese superfici di costa sarebbero interamente ricoperte dall’acqua.
Certi Stati sparirebbero come la Florida e lo stesso "Mare Nostrum" ricoprirebbe buona parte delle notre città come Roma, Napoli, Bari, Venezia e buona parte della Sardegna: Cagliari, Oristano, Bosa. Alghero, Portotorres, Sassari, Olbia, Tortolì sparirebbero.
E’ dunque venuto il momento di fermarci a riflettere e fare qualcosa…
Tutti gli scienziati confermano che vi è un forte nesso eziologico fra l’effetto e la causa ovvero fra il surriscaldamento dell’atmosfera e l’aumento di CO2 . E’ altresì appurato che le principali cause di queste dannose emissioni sono i gas e i fumi di scarico delle industrie (soprattutto petrolchimiche e siderurgiche) e il gas di scarico degli automezzi, natanti e aviogetti.
Ora si riparla dell’uso del nucleare come risposta a questi problemi. In verità, a mio modesto avviso, se si accettasse questa ipotesi i problemi aumenterebbero in modo esponenziale ed irreversibile e non tanto e non solo per motivi ideologici, ma essenzialmente pratici.
Infatti, pragmaticamente parlando, il nucleare non conviene a nessuno se non per chi realizza i costosissimi impianti, perchè non è economicamente vantaggioso per la collettività, arreca seri pericoli ambientali, altera e aumenta le tensioni sociali, facilita la formazione di letali patologie di natura tumorale e, infine, ci fa colonizzare un tempo che non ci appartiene, perché spetta a coloro che verranno.
I dati forniti dagli studiosi, come il Dott. Vincenzo Migaleddu della Fondazione di ricerca SMIRG ci dicono per esempio che a Portotorres le mortalità collegate alle patologie tumorali sono 4 volte superiori alla media nazionale. Stesso fenomeno potrebbe rilevarsi a Portoscuso o a Sarroch se si avessero dati scientifici che, peraltro, non si possiedono perchè a tutt’oggi per queste ultime aree non è stato istituito alcun registro di monitoraggio delle mortalità tumorali come invece è stato fatto per la Sardegna del Nord.
Del resto in Sardegna non esiste ancora oggi un sistema di controllo pubblico, l’ARPAS stenta ancora a trovare un suo ruolo, paradossalmente sovente sono gli stessi produttori di inquinamento, ovvero coloro che dovrebbero essere controllati, che si controllano da soli, spesso con denaro pubblico e a volte persino autocertificandosi.
Ma tornando al nucleare…ritengo che analizzando i costi e i benefici non si possa negare l’inutilità e la pericolosità di questa opzione.
Calcoli alla mano un ricercatore dell’Università di Cagliari, facoltà di Fisica, Dott. Michele Saba ha confrontato i costi dell’energia prodotta dal nucleare e confrontati con quelli determinati dall’utilizzo del fotovoltaico. Per farla breve è assodato che il fotovoltaico è più economico, più sicuro, si ammortizza prima e non inquina.
Pensate che basterebbe ricoprire una superficie di circa 60 kilomettri quadrati (una linea di circa 8 kilometri per lato), per coprie il fabbisogno energetico dell’intera regione.
Ma allora a chi giova tutto questo? Io penso di averlo capito e voi?
Certo ha detto bene Antonello Gregorini della Federazione dei Verdi di Cagliari che ha parlato di un auspicabile e rapido intervento della politica per dare un assetto normativo a questa interessante ipotesi e per regolamentare i rapporti con l’ente gestore dell’energia evitando anche di realizzare megastrutture ma di capillarizzare le unità di produzione di energia da fonti rinnovabili in tutta la regione anche per evitare impattanti e non funzionali aggressione dei territori.
Indubbiamente fra coloro che si avvantaggiano dell’energia c’è la Saras e le sue collegate, che da qualche anno si sono messe a produrre energia, approfittando della nota voce inserita nelle bollette di pagamento dei contribuenti, chiamata CIP 6 che, formalmente, nasce per sostenere la produzione di energia rinnovabile (ciè prodotta dal sole e dal vento) e che poi di fatto finanzia, soprattutto, coloro che producono energia dalla fonti assimilate, come appunto la Saras, che produce energia dalla combustione degli scarti di produzione, sostanze altamente tossiche non utilizzabili, chiamate TAR, prodotte dalla stessa azienda e sostanzialmente smaltite a carico dei contribuenti con soldi pubblici o in piccola parte rivendute ad aziende specializzate in Germania che recuperano rari minerali o composti.
Molti di voi non ne sono a conoscenza ma nostri soldi servono a finanziare anche questo.
Inoltre, oltra al danno c’è anche la beffa! Infatti, tralasciando per un attimo i risarcimenti o il costo delle faraoniche e poco probabili bonifiche ambientali, nonchè il peggioramento della qualità della vita, resta il fatto che, inspiegablemente, in Sardegna il costo dell’energia è mediamente superiore del 35% rispetto alla media nazionale.
Perché tutto questo? A chi giova?
Insomma, politici, siate di destra o di sinistra, anzichè sorridere o cambiare ruoli, datevi da fare.
E’ giunto il vostro momento!
Tenendo presente che questa volta non ci saranno attenuanti, perché oramai tutti sanno.
Roberto Copparoni