Come oramai accade da tempo immemorabile, ad ogni cambio di Governo il mondo della scuola subisce l’ennesima inversione di tendenza.
Il Ministro Fioroni ha deciso di mettere una energica mano sulla scuola.
Anche il precedente Ministro, Letizia Moratti, aveva fatto lo stesso.
Il primo, in nome del centro sinistra; l’altro, per conto del centro destra.
Per la verità, prima di loro, anche gli altri che hanno ricoperto il medesimo incarico hanno sempre cercato di distruggere o sminuire le tracce del pregresso e così è stato fino dalla notte dei tempi!
Isomma potremmo dire che gli avvicendamenti politici di Palazzo Chigi possono leggersi anche sulla base dei provvedimenti adottati dal Ministero della Istruzione Pubblica, spesso descritti da sigle o acronimi.
Molti anni fa lo slogan era U.O.Ta.Ta.Mo. che stava per Usi, Obbedir, Tacendo e Tacendo Morir, poi C.O.C., ovvero Credere, Obbedire, Combattere.
Fino a ieri andavano di moda le +3 I, per dire più Inglese, più Informatica, più Impresa oggi non ci si deve più riferire a questo modello.
Da oggi la scuola italiana diviene 4 C, ovvero Cultura della Conoscenza, Competenza e Capacità.
Isomma ce n’è per tutti e di più: un po’ come la RAI
La moda, intesa come adeguanento estetico di usi e costumi, del resto investe tutti i settori della vita. Peccato che, purtroppo, specie nel nostro Paese, agli adeguamenti formali del mondo della scuola non seguano congrui adeguamenti sostanziali.
I "giri di vite" a cui gli operatori del settore sono periodicamente soggetti sono stati tanti e peraltro assai infruttuosi.
Dai Decreti delegati degli anni ’70, che innovavano un obsoleto sistema, siamo passati all’autonomia di "intrattenere rapporti" con il "mercato" per raggiunegere il "successo formativo". Restando poi da vedere di chi sia stato il successo! Forse dei fornitori o degli editori.
Non per voler essere cattivi, ma anche gli strumenti di democrazia partecipativa che sono rimasti, vedi Consiglio d’Istituto, Assemblee degli studenti, Collegio dei Docenti sono un po’ fuori dal tempo.
La scuola italiana non è vissuta e partecipata dalle sue stesse componenti e il rischio di un ritorno "dell’acienne regime" di "gentiliana" memoria è reale e forte.
I Dirigenti scolastici, prima chiamati Presidi, stanno intepretando bene il ruolo loro attribuito.
Del resto sono ben pagati proprio per questo!
Hanno camuffato l’autorità con la leadership e la democratica autorevolezza; ostentano il POF come "panacea" di ogni male, trasferiscono oneri alle funzioni struementali in cambio di uno scampolo di onori; si scelgono i collaboratori e decidono "come e quanto farli vivere".
Gli stessi richiami alla disciplina, alla meritocrazia, alla sindacalizzazione del comparto, alla ritorno di una cultura di nozioni e di espressioni codificate non favorirà la crescita del sistema. Semmai lo indebolirà ancor di più. La scuola italiana non ha muscoli da mostrare, semmai tante lacune che sempre meno vengono attenuate dagli addetti ai lavori. Docenti e personale ATA. Categorie sempre più demotivate e sottopagate. In particolare la connotazione sempre più impiegatizia dei docenti sta facendo perdere la specificità della funzione "insegnamento".
Del resto lo slogan "più responsabilità e meno soldi per la scuola dell’autonomia" non regge.
"Acca nesciuno e fesso" diceva l’intramontabile attore di nome "Totò".
Occorre fare per davvero qualcosa.
Si vedano al riguardo i dati sulla dispersione, abbandoni e mortalità scolastica. Si osservino quante promozioni sono state attribuite per merito proprio, senza debiti formativi e/o lacune.
E poi se andassimo a ben vedere i livelli di preparazione di molti diplomati essi sono assai bassi per poi scoprirre che il Parlamento viene confuso per la "Camera ardente", che la Corsica è una regione dell’Italia e che il Capo del Parlamento Sardo è Renato Soru e altro ancora…
Quindi allo slogan "Armiamoci e partite" contrapponiamo l’irriverente, ma significativo, principio del V-Day anche per il Sig. Ministro.
Albert Manzi