Ci sono i pranzi di natale, i cenoni di capodanno, i pranzi di compleanno, i lunedì di pasquetta e, staccati dal gruppo per la loro unicità, ci sono gli spuntini di campagna sardi. Gli spuntini di campagna in Sardegna si distinguono infatti dai precedenti pasti, per vari fattori:
1) avvengono esclusivamente in campagna. Ma mai vicino a Cagliari. Per esempio Calamosca ha un’estesa campagna ma spuntini lì, non se ne organizzano;
2) avvengono in paesi dove i cagliaritani non conoscono nessuno : Meana, Laconi, Isili, Busachi, la campagna di Nuoro, l’Ogliastra. Insomma in tutta la Sardegna tranne che nel circondario di Cagliari;
3) a questi spuntini la scrivente non è mai invitata;
4) questi spuntini sono organizzati da uomini per uomini che non sono però necessariamente gay;
5) le persone che partecipano a questi spuntini fanno parte di una sorta di società segreta e possono invitare a loro volta qualcuno, ma con grande cura e attenzione nella scelta del nuovo ospite. Il nuovo ospite non può essere di Cagliari.
Per chi non conosce gli spuntini sardi precisiamo subito che la parola è fuorviante. Anche in questo caso come spesso accade (secondo me), i sardi usano l’understatement inglese senza neanche conoscere il significato di questa parola. L’understatement inglese funziona così. La regina invece di dire “Prendete quei ladri che volevano rubare a casa mia e sgozzateli lontano da qui perché altrimenti sporcate” scuote leggermente la testa, facendola oscillare da una parte all’altra per evidenziare un leggero fastidio, e poi dice: “We are not amused“(Non è divertente). Ecco lo spuntino sardo è così. Una locuzione di suono innocuo che nasconde invece inenarrabili realtà.
Su “cumbidu” infatti dura da un minimo di quattro ore a un massimo di tre giorni. Non è un vero e proprio rito satanista ma vi vengono effettuati rituali inquietanti. Pecore in cappotto vengono convinte a saltare intere in calderoni con fondi di patate e cipolle che galleggiano in superficie. Maialini da latte girano sugli spiedi dalle prime ore del mattino mentre enormi forme di formaggio sudano, nell’attesa di venir riscaldate alla brace e poi scremate con un coltello, su enormi fette di pane abbrustolito. Nel frattempo uomini nerboruti tirano dei fili da un albero all’altro e vi appendono salsicce, prosciutti, guanciali, lardo e quant’altro, che sono le imprescindibili decorazioni che adornano gli spuntini. Pile di pane carasau si accumulano su tovaglie da picnic mentre vassoi di sughero vengono posizionati per accogliere gli immancabili agnelli.
Precedentemente insigni matematici hanno calcolato la quantità di vino occorrente per innaffiare tutto questo ben di Dio. Dopo aver ottenuto i risultati dei calcoli delle quantità di vino necessarie, le persone incaricate dell’approvvigionamento attuano un dialogo muto con un eloquente scambio di occhiate e decidono per una cifra dieci volte superiore. Per il momento non ci è dato di sapere altro perché lo spuntino del nostro invitato-infiltrato è ancora in corso e ce ne scusiamo con i lettori.