Energia Il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, diffonde l’elenco con i nomi delle località dove sorgeranno i quattro impianti nucleari. La società elettrica risponde: «Non esiste alcun dossier». Bonelli: «Contraddicono quanto detto a La7 dall’ad Conti»
L‘Italia ri-nuclearizzata ha già una sua mappatura e una geografia ben precisa. Le località italiane ritenute idonee ad ospitare le quattro centrali previste possono ora rinunciare ai sonni tranquilli. Questa la lista: Montalto di Castro (Viterbo), Borgo Sabotino (Latina), Garigliano (Caserta), Trino Vercellese (Vercelli), Caorso (Piacenza), Oristano, Palma (Agrigento) e Monfalcone (Gorizia). A diffonderla non ci ha pensato però né l’Enel, né il governo, ma il nuovo presidente dei Verdi, Angelo Bonelli. Una scelta giunta in seguito alle dichiarazioni dell’amministratore delegato dell’Enel, Fulvio Conti, che durante una puntata della trasmissione di La7 Effetto domino (andata in onda lo scorso 6 dicembre), ha detto che i siti prescelti sono già nella sua testa ma che non li avrebbe rivelati «nemmeno sotto tortura», in attesa delle direttive governative previste all’inizio del 2010 (probabilmente tra febbraio e marzo) e l’avvio dell’Agenzia della sicurezza. L’Enel, nella giornata di ieri, ha negato di aver messo nelle mani del ministro dello Sviluppo economico un dossier con la lista nera. Alcuni ambientalisti hanno però fatto notare che la smentita riguarda la lista, non le località. «E’ un vero e proprio boomerang da parte della società elettrica – dice Bonelli -. Le parole di Conti di tre giorni fa contraddicono questa smentita. Dopo il suo annuncio televisivo, mi sono messo in moto e ho cercato di capire, attraverso alcune fonti, i siti dove verranno costruite le centrali nucleari. I Verdi ora si mobiliteranno insieme ai cittadini e attiveranno i presidi in queste aree: l’avventura nucleare è pericolosa e va assolutamente bloccata attraverso strumenti democratici, pacifici e non-violenti». Le caratteristiche delle otto località corrispondono ai criteri noti: vicinanza alle zone costiere e ai corsi d’acqua per soddisfare la grande quantità di risorse idriche necessarie per il funzionamento degli impianti, in buona parte già attivi prima del referendum del 1987. Proprio una nuova consultazione popolare è la via scelta dal Sole che ride per opporsi allo scellerato ritorno al passato. Già in occasione del recente No B Day, il popolo ambientalista ha mostrato, con tanto di slogan e magliette "No al Berlusconi radioattivo", l’importanza di ribellarsi alla politica atomica. «C’è stata una bellissima risposta all’iniziativa – continua il presidente dei Verdi Bonelli -. Abbiamo raccolto numerose pre-adesioni al referendum contro due proposte di legge: la privatizzazione dell’acqua e l’impianto di centrali nucleari. Un’avventura, quest’ultima, che oltre ad essere pericolosa è anche costosissima: bisogna ricordare che sfila dalle nostre tasche 20 miliardi di euro, perché tutti i programmi nucleari, essendo enormemente onerosi e non immediatamente redditizi come ritorno economico, sono finanziati dallo Stato. Tra l’altro, l’atomo blocca di fatto il programma per le rinnovabili e la riforma energetica nel nostro Paese, come evidenzia l’ultima manovra economica, che toglie risorse all’ambiente e al fondo per la mobilità sostenibile. Una finanziaria delle marchette e, sostanzialmente, contro il clima». La lista ha fatto registrare anche le risposte dei diretti interessati, i comuni che sono minacciati dagli impianti e che hanno per primi motivo di ribellarsi. La prima reazione è del sindaco di Latina Vincenzo Zaccheo che nega la possibilità di una nuova centrale nella provincia laziale: «Latina ha già fatto la sua parte – ha dichiarato -, adesso stiamo pensando allo smantellamento e dobbiamo subire anche la servitù del deposito temporaneo dei materiali smantellati, visto che quello nazionale non è ancora pronto». Forse la minaccia è scongiurata nella zona pontina, ma l’Italia nuclearizzata ha già le sue vittime designate.
Diego Carmignani da Terra
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