Cosa è il nucleare.

Da Antonello Gregorini riceviamo e volentieri pubblichiamo

  

L’energia nucleare copre attualmente circa il 25% del fabbisogno di energia dei paesi OCSE.

Negli anni 50 l’industria nucleare si affermò come la gallina dalle uova d’oro dei paesi industrializzati  in quanto prometteva energia quasi illimitata. Negli anni 70, anche in conseguenza degli shock petroliferi, si passò dal 2% del 1971 al 17% del 1988.

Da quel momento si manifestò una situazione di stallo per lo sviluppo dell’industria nucleare a causa principalmente di tre questioni:

•·        Il miglioramento della conoscenza dei  meccanismi industriali sottostanti e l’evoluzione dei sistemi energetici portò a uno stallo degli ordini di nuove centrale negli Stati Uniti d’America, maggior produttore e consumatore di energia elettrica. Nel 1978 gli ordinativi si annullarono a causa di un eccesso dell’offerta di energia e della migliorata efficienza dei sistemi.

•·        Gli incidenti del 1979 nella centrale di Three Miles Island, dove si arrivò all’evacuazione in massa della popolazione, e nel 1986 a Cernobil in Ucraina, per il quale si sono stimati centinaia di migliaia di morti e la devastazione per millenni di un vastissimo territorio, portarono l’opinione pubblica mondiale a meglio comprendere gli spaventosi effetti e gli altissimi costi ambientali e sociali che questa tecnologia avrebbe potuto causare.

•·        Il proliferare dei programmi energetici nucleari mascheravano l’avvio e l’espansione di programmi militari nucleari anche nei paesi del terzo mondo, per cui furono "sconsigliati" dalle grandi potenze e dall’ONU.

Solo poche nazioni come la Francia, la Cina, il Giappone e la Corea puntano ancora oggi sullo sviluppo dell’industria nucleare. Negli Stati uniti non si costruiscono centrali dal 1978.

Altri paesi come Belgio, Germania, Italia, Olanda, Spagna e Svezia hanno abbandonato il proprio programma nucleare.

            Il nucleare genera elettricità senza emissioni di "gas serra", questo fatto in un contesto di paura per gli innegabili cambiamenti climatici é il principale argomento di supporto per i fautori di nuovi reattori. Esso inoltro genera "energia di carico di base": il quantitativo minimo di energia che deve essere immesso nelle reti per garantire continuità al sistema.

La natura del processo di produzione necessità di altissimi costi di avvio e di spegnimento dell’impianto ma, allo stesso tempo, obbliga a un’operatività del 90%, riducendo di fatto il costo dell’energia al costo di costruzione della centrale e dei servizi annessi. Nonostante ciò il costo dell’energia elettrica generata é di circa sette centesimi di dollaro per kWh, sensibilmente più alto dell’energia prodotta da combustibili fossili per il suddetto carico di base.

Tali stime sottovalutano grossolanamente il vero costo perché ignorano i costi esterni connessi al suo utilizzo. Questi sono sintetizzabili in:

•·       –  Gestione delle scorie radioattive (attualmente nessuna nazione ha sviluppato una soluzione adeguata allo stoccaggio delle scorie).

•·        – Gestione del rischio di incidente sia in termini di danno immediato sia di bonifica e ripristino ambientale. Per il significato che può avere, si stima che la bonifica dei danni causati dal reattore di Cernobil sarà costata, al termini delle attività, sino a 36 miliardi di dollari, una cifra maggiore del valore di tutta l’energia elettrica generata in Unione Sovietica da tutti gli impianti nucleari attivi.

Questi costi non sono stati mai inclusi nei bilanci di costo dell’energia nucleare. Negli Stati Uniti una legge (Price-Anderson Act) limita a 9,5 miliardi di dollari la responsabilità del settore per i danni alla nazione, il resto graverebbe sulla fiscalità pubblica.

Il repentino aumento dei prezzi del petrolio riporta in auge l’energia nucleare, se chi prende le decisioni continuerà a percepire il nucleare come unica soluzione possibile per soddisfare la domanda di energia, la disperazione potrebbe indurre a far accettare il rischio.

Saranno però ragioni strettamente economiche, non ideologiche, quelle che impediranno all’energia nucleare di essere la soluzione praticabile al problema.

Da (La rivoluzione solare – perché l’energia del futuro viene dal sole), Travis Bradford, 2008 Brioschi editore.

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