La vicenda di Tuvixeddu non è una partita di calcio dove entro 90
minuti, salvo recuperi, si misurano le forze di due squadre; squadre
che per la cronaca sono entrambe sarde, cagliaritane e con sponsor
continentali allo stesso tempo.
Insomma sarebbe quasi un derby se ci fossero regole certe per tutti.
Peraltro la cosa tragicomica di questa vicenda è che il campo di
gioco, pur essendo pubblico e recintato, é interdetto a tutti, compresi
i cittadini, sportivi e non, che intendono fare una semplice
passeggiata o allenarsi.
Infatti solo le squadre decidono se e quando giocare…nel frattempo si
impedisce persino di far svolgere allenamenti o di visitare il campo
stesso per valutarne lo stato di conservazione del terreno di gioco e
degli impianti, tribune e passerelle comprese..
Questa partita sta durando da troppi decenni e le regole sono
cambiate diverse volte in fase di gioco.
Ma fuori di metafora, il danno maggiore è dato dal vuoto culturale e
occupativo che la mancata apertura del parco archeologico di Tuvixeddu
arreca alla collettività.
Un danno esponenziale quantificabile non solo in termini di crudo PIL
(Prodotto Interno Lordo) ma, soprattutto in fatto di BIM (Benessere
Interno Medio).
E’ mai possibile che per una volta non si riesca a raggiungere una
base di accordo fra persone di buon senso?
Per una volta proviamo a mettere da parte i pregiudizi e gli slogans
pre e/o post elettorali e diamo una definizione certa a questa
terrificante vicenda che danneggia la dignità non solo di Cagliari ma
di tutta la Sardegna.
La ricerca di senso ci impone questa via perché, comunque, siamo
tutti tifosi del Cagliari e della Sardegna, tutto il resto è solo carta
bollata e trippa per gli speculatori delle disgrazie e debolezze
umane!
Roberto Copparoni Amici di Sardegna ONLUS