Monte Arcosu: un progetto per la sua valorizzazione di Daniele Puddu
Nuovi ruoli per l’Oasi di Monte Arcosu, da sistema di tutela a sistema di relazioni per una lettura ecologica dell’uomo nella natura. E’ questo il progetto, finanziato dalla Fondazione con il Sud, che nasce dalla cooperazione di 13 realtà legate al mondo dell’associazionismo, della ricerca e dell’impresa, con l’obiettivo di rendere la riserva una realtà di eccellenza e innovazione, capace di coniugare la tutela del patrimonio naturale con la sua valorizzazione sostenibile, anche economicamente.
Particolarmente importanti sono l’accessibilità e la fruibilità dell’Oasi per tutti (anziani e diversamente abili inclusi), perché solo coinvolgendo le comunità locali si favorisce uno sviluppo condiviso dell’oasi, solo conoscendo ed esplorando la bellezza di questi luoghi in prima persona si comprende davvero perché sia così importante averne cura e rispetto.
Ma non solo, anche un luogo dalla grande importanza naturalistica come l’Oasi di Monte Arcosu ha necessità di produrre un reddito, non solo per l’autosostentamento, ma perché per avere un futuro e ridurre le minacce deve essere percepito anche all’esterno come un valore economico capace di produrre ricchezza e non solo come un fattore di sviluppo sociale e culturale. Basti pensare che la popolazione dei comuni nel quale ricade l’oasi ammonta a quasi 70 mila persone, con una disoccupazione media oltre il 20%.
In quest’ottica l’associazione Amici di Sardegna si è occupata di studiare il rapporto e l’interazione tra l’uomo e la natura nei secoli, in un luogo, i monti del Sulcis, che furono abitati sin dall’ epoca prenuragica e nuragica e poi con continuità fino ai tempi nostri, come reso evidente dalle grandi opere che si trovano appena fuori l’area protetta, penso alla grande diga sul rio Gutturu Mannu e all’imponente miniera di ferro di San Leone.
Un’antropizzazione del territorio che è stata molto forte in passato ma che continua ancora oggi, con le visite al parco degli escursionisti e degli amanti della bicicletta ad esempio, ma anche con l’attività di studio e controllo dell’ambiente e della sua fauna (pensiamo ai recinti per la cattura di cerci, cinghiali e daini), ad attività puramente economiche, come l’agriturismo interno all’Oasi o il miele prodotti dalle arnie collocate nei confini del parco, o ancora i caprari che vi pascolano i propri animali. Altre attività dell’uomo sono invece fonte di preoccupazione e minaccia per la salute dell’oasi, come ad esempio l’ancora forte attività di bracconaggio, come reso palese dal tristemente famoso albero dei lacci (si calcola che ogni anno vengano posizionati oltre 2 mila lacci, che provocano l’uccisione di 30 cervi, 100 cinghiali e l’impressionante numero di mille uccelli).
L’associazione Amici di Sardegna – una Onlus con una trentennale esperienza nel turismo e nella formazione – si sta occupando, quale partner del WWF nel progetto “Socialità, ambiente territorio: Officina di futuro” (Fondazione con il Sud – Bando ambiente 2015) – della realizzazione dei percorsi antropologici nella riserva, con realizzazione di schede e itinerari per una lettura sia storica che culturale dell’oasi, con tanto di percorsi formativi per i soggetti coinvolti e per i volontari. Ecco il filmato di presentazione: